ITINERARI: VENEZIA
Venezia è da sempre una delle città che si presenta agli occhi del visitatore come una delle più affascinanti e romantiche al mondo, dove perdersi e lasciarsi sedurre tra le sue calli e canali provando allo stesso tempo l’ebbrezza del passato. Oggi ripercorreremo il suo animo silenzioso e meno conosciuto, passeggiando tra le antiche botteghe alla scoperta di quelle arti e mestieri che l’hanno resa nota nella sua storia millenaria e che la rendono tutt’ora unica…
La città lagunare è amata ed apprezzata da milioni di visitatori che ogni anno si riversano tra Piazza San Marco e Rialto per assaporarne l’atmosfera, la storia e la cultura. Queste due tappe sono senza dubbio imprescindibili, specie per coloro che la esplorano per la prima volta. Ma a Venezia non c’è cosa più bella che perdersi nel labirinto intrigato di calli, scoprendo così una città più autentica e diversa dai soliti itinerari tradizionali. Passeggiare per Venezia senza una meta predefinita riempie sempre il cuore e libera la mente dai nostri pensieri quotidiani, perciò lasciamo che le pietre e le acque attirino la nostra attenzione in qualche direzione: perdersi è impossibile e al peggio si finisce in un vicolo cieco, dal quale è sufficiente ritornare sui propri passi per uscirne. Conoscere la città con una passeggiata di un giorno non è semplice, in quanto ci vuole tempo per godersela e capirla. Anzi, dopo un giorno è normale essere frastornati dalla sua bellezza e dal confronto con chi ci arriva da turista, contrapposto alla vita dei suoi abitanti che sfidano ogni giorno il saliscendi dei ponti o le orde di visitatori, eppure i suoi abitanti, con grande orgoglio, la definiranno sempre “la città più bella del mondo”. Iniziamo quidi ad esplorare il labirinto veneziano alzando lo sguardo verso i “nizioleti”, ovvero i lenzuolini, i rettangoli bianchi di calcina – che evocano appunto un lenzuolo – contornati e scritti di nero, dipinti a mano direttamente sui muri che recano i nomi in cui ci si trova. Ogni ponte, campo o campiello, calle o ramo, corte o fondamenta, porta un nome che ricorda un fatto accaduto in passato, una merce in vendita oppure un mestiere. Questo ci fa capire il motivo per cui la città lagunare è stata per circa mille anni il centro di una potente comunità marittima, con interessi commerciali che giunsero fino in Oriente. È nel tardo Medioevo che nacquero le prime Scuole, ovvero le sedi più organizzate per l’insegnamento delle Arti e dei Mestieri. Erano corporazioni che raccoglievano i migliori maestri di alto livello artistico e culturale dediti all’insegnamento verso i garzoni, i moderni apprendisti. Fioriscono così in città innumerevoli botteghe artigiane: dal vetro di Murano al merletto di Burano, dai pregiati tessuti di Damasco alle maschere variopinte di cartapesta, dagli oggetti in legno finemente decorati alla forgiatura dell’oro. Ed ora desideriamo calarci in una di queste meravigliose realtà. Ci troviamo nel sestiere di Cannaregio in calle dei Vedei, dove si cela uno dei segreti più spettacolari e meglio custoditi, ovvero la fornace Orsoni, la più antica del mondo specializzata nella produzione del preziosissimo mosaico in vetro a foglia d’oro e smalti. Questa fornace ha fornito i suoi mosaici per i più scenografici monumenti e residenze principesche del mondo: da Westminster a Londra ai Buddha dorati di Bangkok, dai palazzi reali di Arabia Saudita al Teatro de l’Opéra di Parigi, senza dimenticare la Basilica di San Marco. La storia della Fornace cominciò grazie alla passione che Angelo Orsoni nutriva per l’arte vetraia. Nato nella seconda metà dell’Ottocento, Angelo trascorse la sua giovinezza come tanti operai del tempo in una fornace di vetro. Ben presto si appassionò del suo lavoro, specializzandosi nella produzione del cristallo e dei vetri colorati. Il celebre mosaicista Giandomenico Facchina si accorse del suo talento, tant’è che trasmise ad Angelo tutti i segreti della lavorazione del mosaico. Non solo, quando Facchina decise di trasferirsi in Francia nel 1888, gli donò il suo laboratorio. L’anno successivo fu decisivo per la carriera di Orsoni; infatti, decise di recarsi alla mitica Esposizione Internazionale di Parigi e, per mostrare la sua arte, portò con sé un pannello multicolore, campionario di smalti e ori musivi, composto da più di 3000 tessere di mosaico, oggi conservato gelosamente nello showroom della Fornace. Ciò che colpisce il visitatore all’interno della fornace è lo spettacolo della trasformazione, a oltre 1300 gradi, di sabbia, soda, opacizzanti e ossidi metallici in una pasta di vetro colorata che viene sottoposta all’azione di un rullo per ottenere i pani di vetro che vengono poi raffreddati e tagliati rigorosamente a mano. Ma un altro aspetto in grado di affascinare chi visita questo luogo è il caleidoscopio di colori nell’incredibile “biblioteca del colore” adiacente alla fornace, una stanza dove si conservano un numero infinito di tonalità e sfumature. Dal Sestiere di Cannaregio ci addentriamo ora nel Sestiere di Santa Croce per scoprire un’altra antica arte veneziana, ovvero quella della tessitura. Il velluto, infatti, nasce proprio in Oriente nel XIII secolo per svilupparsi poi in Italia nel XIV secolo trovando la sua eccellenza non soltanto a Venezia, ma anche a Lucca, a Firenze e a Genova. È stupefacente trovare in città un’azienda di tessuti fondata nel lontano 1499 e che realizza ancor oggi tessuti e velluti con le medesime tecniche di un tempo con telai originali del Settecento. Oggi entrare in questa bottega significa entrare nella Venezia antica, assaporando subito quel piacere tranquillizzante di cose passate, di cose vere, dove la moderna tecnologia è rimasta al di fuori di una vana attesa. Si viene avvolti da velluti, damaschi, broccati tramati anche in oro e argento dalle sapienti mani delle signore, avvertendo il pungente odore della seta. E Venezia, cinta dall’acqua riesce a racchiudere e a proteggere ancora ai nostri giorni quelle arti che il mondo ci invidia, apprezza e cerca.
Marco Rinaldo